Buongiorno miei cari amici lettori.
Per la prima volta andrò a parlarvi di un libro che non mi è piaciuto nonostante il grandissimo nome dell'autore.
Questa cosa mi ha lasciata perplessa e confusa proprio perchè avevo grandi aspettative dalla mia prima lettura di Italo Calvino.
L'opera si divide in due, il Castello e la Taverna, anche se entrambe le parti hanno un antefatto comune. Diversi viandanti, attraverso un bosco, raggiungono un/a Castello/Taverna. Qui si trovano a banchettare, ma si rendono conto di aver perso l'uso della parola. Non sono sordi: sentono il rumore dei piatti e delle posate, sentono il cibo che viene masticato. Eppure nessuno di loro riesce a parlare. A fine pasto, il Castellano/Taverniere sparecchia e poggia un mazzo di tarocchi al centro del tavolo. Subito parte l'idea di raccontare le proprie storie attraverso l'uso di quelle carte.
Tutti i racconti sono legati gli uni agli altri dalle stesse carte già posate sul tavolo, s'intrecciano pur raccontando di eventi, luoghi e storie completamente distanti. E la particolarità è che, "narrata" una storia - e interpretata in modo del tutto individuale - è possibile sviare da quel percorso narrativo per seguire nuove strade, nuove storie. È possibile, in un certo senso, leggere anche una stessa storia al contrario, partendo dal tarocco finale, raccontando tutt'altra cosa. è questo ciò che sembra dire Orlando - anche lui avventore - nel raccontare le sue vicende quando, appeso per i piedi, esclama: «Lasciatemi così. Ho fatto tutto il giro e ho capito. Il mondo si legge all'incontrario. Tutto è chiaro».
E si susseguono storie note e sconosciute. C'è Parsifal, Edipo, Re Lear, Macbeth, Amleto, Orlando, Astolfo, insieme ad altri eroi della letteratura e ad altri che magari appartengono a qualche leggenda o testo letterario. E lo stile cambia con la situazione, adattandosi perfettamente ai nobili e ai ricchi, ai poveri e agli eremiti. All'oscuro e al lucente. In quei tarocchi, in un certo senso, c'è l'insieme di tutte le storie del mondo, tutti i destini e tutti i protagonisti.
L'idea è davvero interessante ed originale, forse una delle più carine che abbia mai letto, ma oltre questo ho trovato lo sviluppo e la narrazione abbastanza noiosa.
Le storie che si susseguono non mi hanno affascinata più di tanto nonostante come già sapete, ho un amore sconfinato per i racconti storici; pagina dopo pagina ho iniziato a non entusiasmarmi per nessun personaggio e forse nel complesso solo un paio di storie hanno davvero catturato la mia attenzione.
Non è servito neanche l'avere ai margini delle pagine i disegni delle carte che si alternarno ai racconti...
Il trafiletto nella quarta di copertina ha la capacità di catturare l'immaginazione del lettore e far venire l' acquolina in bocca al pensiero di cosa possa succedere:
"In mezzo a un fitto
bosco, un castello dava
rifugio a quanti
la notte aveva sorpreso
in viaggio..."
Una piccola frase che racchiude tutto un mondo.
Ci si immagina già catapultati in storie appassionanti, tumultuose, che spossano l'animo del lettore...
No!!!
Una noia.
Insomma, per me questo libro è stato un totale fiasco e ne sono molto dispiaciuta.
Ciò non toglie il fatto che cercherò di recuperare qualche altra opera di Italo Calvino, perchè non si può giudicare il suo talento solo da un unico lavoro...
Cari amici, per quanto riguarda questa lettura è tutto e come sempre vi saluto con affetto rimandandovi alle prossime recensioni.
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